Il coraggio dei numeri primi

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Chiambretti si starà mangiando le mani ora che la sua trasmissione non è più in onda. Senz’altro lo show pensato per  “i soli numeri uno” avrebbe avuto nel suo parterre il primo in assoluto: Mario Javier Bergoglio, il primo papa ad aver emozionato seriamente le generazioni under 30 (che quando fu eletto Giovanni Paolo II non erano ancora  nate), il primo pontefice latino americano, primo a chiamarsi Francesco, primo gesuita della storia della Chiesa.

Al di là dei numeri, ciò che colpisce davvero di Papa Francesco è un’intuizione di empatia che proviene dal suo sguardo; affascina soprattutto la sobrietà, comunicata dall’ abito talare bianco e dal crocifisso in ferro scevro dell’oro che contraddistingue le navate degli edifici ecclesiastici vaticani.

“La Chiesa cammini nella Luce”- ha detto Francesco, ma l’impressione è che questa sia  solo un puntino ancora lontano, come un miraggio post sbronza. Della serie: “ci stiamo riprendendo, ma ancora gira troppo la testa per essere davvero sobri”.

Sul fronte politico -che di sobrietà dialettica neanche a parlarne- arriva comunque qualche accenno di moderazione.  I Grillini -che tanto assomigliano alle persone comuni- dicono che  gli stipendi dei parlamentari saranno tagliati di molto. Una promessa che -a quanto pare- potrebbe essere fatta anche dal Partito Democratico. Ma se al vaticano devono riprendersi da una fragorosa ubriacata, nelle camere della politica bisogna ancora digerire le grandi abbuffate dei decenni scorsi e per quanto la democrazia orizzontale promossa dal M5S possa sollevare temi finora mai affrontati- ci vorrà del tempo prima di defecare l’indigesto pasto degli eccessi. Un primo passo verso il miraggio della sobrietà dovrebbe farlo Bersani, ne trarrebbe solo vantaggi: si smarcherebbe dalla sua immagine impopolare e sarebbe il primo -tra i vecchi politici- a fare un passo tanto importante. Così Chiambretti rosicherebbe ancora una volta.