Benvenuto Presidente

 

Ieri sera ho sperimentato per la prima volta Netflix. Nonostante mi aspettassi un catalogo di film molto più vasto e aggiornato, ho passato la serata sul divano davanti una piacevole commedia italiana di un paio di anni fa. Il film è “Benvenuto presidente”, con Claudio Bisio nei panni di tale Giuseppe Garibaldi, pescatore di trote, che per un caso imprevisto si ritrova a fare il Presidente della Repubblica. Giuseppe, anzi “Peppino” -come lo chiamano gli amici del bar- insistendo come un mulo sulla via dell’anticonformismo istituzionale e  infrangendo ad ogni occasione la prassi del Palazzo, riesce a smascherare la politica marcia e a cambiare le dinamiche che l’hanno tenuta in vita da sempre. Lo fa con astuzia, con la mossa che non ti aspetti da un dilettante, da un pescatore dei trote. Alla fine però -invece di continuare a cambiare le cose- rassegna le sue dimissioni perché scopre che nemmeno lui può essere onesto fino in fondo.

Prima di lasciare i banchi del Parlamento però, fischiettando un improbabile inno di Mameli, lancia un appello a chi lo guarda dalla televisione: “Non si deve dimettere più nessuno? O forse Tu (indicando l’obiettivo della telecamera), tu che punti il dito e dici i politici sono ladri e poi magari evadi le tasse, parcheggi in doppia fila, paghi in nero convinto di risparmiare un po’, tu che non fai il politico ma ti piacerebbe farlo per poter piazzare i parenti arraffare qualche cosa che riesci a fare la tac in due giorni perché conosci il primario, tu che timbri il cartellino e poi t’imboschi, tu che magari sei onesto ma se vedi qualche amico che fa qualche abuso non dici niente tanto è un’ inezia, tu non ti puoi dimettere tanto non sei rappresentante di niente. Dovresti dimettere la tua furbizia sennò i prossimi saranno peggio di questi, perchè questi qua sono figli nostri di un paese dove le regole non le rispetta più nessuno. Già ma qui i disonesti son sempre gli altri, ma gli altri chi?”.

Gli altri sono sempre da mettere sotto giudizio. Questo è un vizio tutto italiano. Gli altri sono i politici presi di mira dai dipendenti del Comune di Sanremo su Facebook che poi andavano a timbrare il cartellino in mutande per poi tornarsene a dormire. Gli altri sono quelli come Marino che vengono messi in croce per gli scontrini dei pranzi e delle cene da chi uno scontrino non l’ha mai emesso in tutta la sua vita.

Gli altri siamo noi.

Noi che ancora aspettiamo un messia e sogniamo di poter gli dire orgogliosi e leali “Benvenuto Presidente”.

Il carrozzone

 

Indiscrezioni provenienti dai cantieri del Carnevale di Viareggio fanno sapere che Renzi si è guadagnato un posto tra i famosi carri allegorici della città toscana. D’altronde ora è un vero big.

Di strada ne ha fatta Renzi, ha avuto la pazienza di aspettare sulla rive del suo fiume i cadaveri dei suoi nemici passare. Ed ora è il suo turno. Non si discute. Il Sindaco di Firenze però sta commettendo degli errori di cui forse non si rende conto. Dal “Fassina chi”? all’incontro con Berlusconi dell’altro giorno sulla legge elettorale.

Questo incontro non avrebbe mai dovuto esserci. In passato ad Arcore con il Cavaliere c’era già stato, ma Renzi all’epoca era in piena scalata, e Berlusconi ricopriva la carica di Premier. Quello sì che era -per quanto la sinistra protestasse- un incontro giusto (o giustificato). Ma adesso Renzi -che con ogni probabilità succederà a Letta per Palazzo Chigi- è andato a trattare una questione che riguarda la rappresentatività  degli italiani con un condannato che aspetta i servizi sociali. Non va bene.

Si capisce bene che Renzi con questa mossa abbia voluto ben apparire agli occhi degli elettori di Forza Italia. Ed è pur vero che per vincere elezioni servono i voti. Ma i voti si perdono anche e si fa presto poi a consolarsi tra il carrozzone della politica al Carnevale di Viareggio.

Beautiful Berlusconi

 

Dubito fortemente che le cose da stasera possano essere diverse . Del resto non sono abituato al cambiamento. Come non lo sono milioni di italiani che da quasi trent’anni tra Tangentopoli e Seconda Repubblica guardano e riguardano sempre il solito film.

E’ vero,a volte entriamo nella sceneggiatura, facendo la parte di chi si sveglia la mattina e va a protestare contro la “casta”, contro “i politici porci”, contro il “magna magna”. Ma poi dopo qualche città bruciata o qualche monumento imbrattato torniamo a casa. Torniamo in noi. E non cambia niente: vediamo le senatrici in nero in segno di lutto, i comizi davanti ad improbabili signori della terza età pagati per stare avvolti nella bandiera del Popolo della Libertà (ops… ora le bandiere sono quelle di Forza Italia, sì, come quelle del 1994).

E’ un post pessimista questo, perché se è vero che anche i film più lunghi poi finiscono è vero anche che Berlusconi assomiglia più ad uno di quegli attori di Beautiful: muore tante volte e resuscita -non si sa come- ogni santa volta.

Quando bisogna fare gli uomini

 

Siamo abituati sin da piccoli a fumare di nascosto, a sbirciare dal buco della serratura, a fare filone a scuola.

E’ un’attitudine -quella della trasgressione- che ci portiamo avanti per tutta la vita. Chi non trasgredisce alla fine è un po’ represso e finisce per fare danni a sé stesso e agli altri. E’ ovvio allora che a trasgredire -in diversa misura- trasgrediamo tutti.

La trasgressione si sa, è causa di danno: se tradisco la mia compagna lei sarà ferita, viceversa lo sarei io. Ciononostante  la trasgressione non la puoi fermare (a meno che la vita che hai ti appaghi in tutto e per tutto). E se fumare una sigaretta a dodici anni è tutto sommato una cosa innocua, diverso è se ti ritrovi ad essere il regista di un sistema prostitutivo chiamato “Bunga Bunga” mentre fai il Presidente del Consiglio. Così è stato per Silvio Berlusconi.

Lui dopo essere stato condannato a sette anni dalla quarta sezione penale di Milano per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile si dice ” ferito come uomo e come politico”.

Ora, che Berlsuconi fosse infelice questo l’abbiamo capito. Per questo -da uomo- lo si deve comprendere, persino giustificare.

Come politico, forse non è mai valso più di una cippa.

Forse adesso è tardi per recuperare, ma per una volta il Cavaliere, smetta di fare il politico e faccia l’uomo. Nessuno gli verrà a fare la morale.

Io non sono (lo) Stato

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Di tutte le attese legate all’ evoluzione politica di queste ore, il discorso di Berlusconi è la cosa che colpisce meno di tutte. Tecnicamente la sua capacità comunicativa rimane la stessa, ma ha perso d’efficacia. A Roma direbbero: “A Berluscò nun te crede più nessuno!”.

Eppure non è difficile immaginare che il venturo (vecchio)  partito Forza Italia -che scenderà (di nuovo) in campo- avrà un largo consenso. Le parole del Caimano -specie quelle che pregano gli italiani di ribellarsi- sono troppo invitanti per chi è stato vittima negli anni dei soprusi di governi incapaci di far crescere il Paese.

Ed ora – come nelle più antiche tradizioni mafiose- le parole di Berlusconi vengono a dirti: ” Caro italiano fai guerra alla magistratura, fai guerra allo Stato. Io ci sarò comunque, decaduto o meno ti sarò vicino.”

A guardare Berlusconi uno si potrebbe legittimamente domandare se “ci fa” o “ci è”. Ma si capisce subito che il Cavaliere è uno che “ci fa” e anche bene. Piuttosto è chi gli va dietro che fa sorgere qualche dubbio sulla propria integrità mentale.

Forse aveva ragione Shakespeare nel dire che un’epoca terribile è quella in cui gli idioti governano i ciechi.

Ladri di Biciclette

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Per chi non lo sapesse (non sarebbe poi una gran tragedia) esiste, in Italia, l’Esercito di Silvio. Imprenditori, politici e persone comuni che sostengono fanaticamente (per usare un eufemismo) il leader del Pdl.

Passati alla cronaca per l’esilarante reazione di fronte alla sentenza del Tribunale di Milano (hanno capito male le parole del Giudice ed hanno brindato con gioia mentre di fatto Berlusconi  veniva condannato),  adesso fanno parlare ancora di sé per l’ultima trovata Salvacavaliere.

Cosa vogliono fare? S’è capito che Napolitano non concederà la Grazia a Berlusconi perciò i soldati (in che altro modo chiamarli?) dell’esercito di Silvio si sono messi in moto ed hanno fatto partire una raccolta firme per la proposta di legge sull’Amnistia legata ai reati commessi dal loro Presidente.

Ma che differenza c’è tra Grazia e Amnistia? Per chiarezza bisogna sapere che la prima viene concessa dal Presidente della Repubblica (Re Giorgio), mentre la seconda viene proclamata dal Parlamento. La Grazia estingue la pena e solo chi beneficia di questa concessione non va in carcere, mentre con l’Amnistia si decide di abolire la valenza del reato: se rubare le biciclette prima è reato, dopo l’Amnistia non lo è più. Va da sé che se ci sono processi o pene in corso tutto decade e se ne esce puliti.

Si fa presto a pensare che una cosa tanto assurda non gli verrà mai concessa, però a conti fatti il Pdl -insieme all’ormai alleato Pd- potrebbe arrivare comodamente alla maggioranza per far passare la proposta di legge. Ed è tutto legale dato che l’Amnistia è prevista dall’Art. 79 della Costituzione.

Ma il punto è che Berlusconi non ha rubato biciclette. Il suo reato è un tantino più grave, si chiama frode fiscale ed è preoccupante pensare che possa cessare di essere un reato, specie in Italia, dove l’evasione è tra le più alte in Europa.

Insomma, gira che ti rigira siamo sempre al punto di partenza. Ci si ritrova per l’ennesima volta a far gravitare il Paese intorno agli interessi di un ormai decaduto personaggio, talmente decaduto che già si parla di eventuali film documentario sulla sua vita. Il titolo? “Ladri di biciclette 2”.

Pulizie di fine luglio

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Domani potrebbe essere uno di quei momenti che ritroveremo negli anni a seguire sui libri di scuola. Silvio Berlusconi condannato. Definitivamente.

Le conseguenze di una tale sentenza -che si riferisce al caso Mediaset– porterebbero molti parlamentari del Pdl a dimettersi. Almeno così dicono (minacciano). La cosa sembra preoccupare tutti: il Governo potrebbe cadere, l’Italia potrebbe avere forti ripercussioni economiche, bla bla bla.

Perché non farla più semplice? Se Berlusconi verrà condannato e se molti decideranno di seguire la sua sortita dalla scena politica sarà solo un bene.

Crollerà il governo? Pazienza, ci siamo abituati. Ma perlomeno quando se ne costituirà un altro ci sarà meno erba cattiva a contaminare il campo della politica italiana (passatemi il linguaggio grillesco!) e al massimo da dopodomani si comincerà a notare un’insolita pulizia. Tranquilli, piano piano ci si abitua.