Io non sono (lo) Stato

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Di tutte le attese legate all’ evoluzione politica di queste ore, il discorso di Berlusconi è la cosa che colpisce meno di tutte. Tecnicamente la sua capacità comunicativa rimane la stessa, ma ha perso d’efficacia. A Roma direbbero: “A Berluscò nun te crede più nessuno!”.

Eppure non è difficile immaginare che il venturo (vecchio)  partito Forza Italia -che scenderà (di nuovo) in campo- avrà un largo consenso. Le parole del Caimano -specie quelle che pregano gli italiani di ribellarsi- sono troppo invitanti per chi è stato vittima negli anni dei soprusi di governi incapaci di far crescere il Paese.

Ed ora – come nelle più antiche tradizioni mafiose- le parole di Berlusconi vengono a dirti: ” Caro italiano fai guerra alla magistratura, fai guerra allo Stato. Io ci sarò comunque, decaduto o meno ti sarò vicino.”

A guardare Berlusconi uno si potrebbe legittimamente domandare se “ci fa” o “ci è”. Ma si capisce subito che il Cavaliere è uno che “ci fa” e anche bene. Piuttosto è chi gli va dietro che fa sorgere qualche dubbio sulla propria integrità mentale.

Forse aveva ragione Shakespeare nel dire che un’epoca terribile è quella in cui gli idioti governano i ciechi.

Ladri di Biciclette

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Per chi non lo sapesse (non sarebbe poi una gran tragedia) esiste, in Italia, l’Esercito di Silvio. Imprenditori, politici e persone comuni che sostengono fanaticamente (per usare un eufemismo) il leader del Pdl.

Passati alla cronaca per l’esilarante reazione di fronte alla sentenza del Tribunale di Milano (hanno capito male le parole del Giudice ed hanno brindato con gioia mentre di fatto Berlusconi  veniva condannato),  adesso fanno parlare ancora di sé per l’ultima trovata Salvacavaliere.

Cosa vogliono fare? S’è capito che Napolitano non concederà la Grazia a Berlusconi perciò i soldati (in che altro modo chiamarli?) dell’esercito di Silvio si sono messi in moto ed hanno fatto partire una raccolta firme per la proposta di legge sull’Amnistia legata ai reati commessi dal loro Presidente.

Ma che differenza c’è tra Grazia e Amnistia? Per chiarezza bisogna sapere che la prima viene concessa dal Presidente della Repubblica (Re Giorgio), mentre la seconda viene proclamata dal Parlamento. La Grazia estingue la pena e solo chi beneficia di questa concessione non va in carcere, mentre con l’Amnistia si decide di abolire la valenza del reato: se rubare le biciclette prima è reato, dopo l’Amnistia non lo è più. Va da sé che se ci sono processi o pene in corso tutto decade e se ne esce puliti.

Si fa presto a pensare che una cosa tanto assurda non gli verrà mai concessa, però a conti fatti il Pdl -insieme all’ormai alleato Pd- potrebbe arrivare comodamente alla maggioranza per far passare la proposta di legge. Ed è tutto legale dato che l’Amnistia è prevista dall’Art. 79 della Costituzione.

Ma il punto è che Berlusconi non ha rubato biciclette. Il suo reato è un tantino più grave, si chiama frode fiscale ed è preoccupante pensare che possa cessare di essere un reato, specie in Italia, dove l’evasione è tra le più alte in Europa.

Insomma, gira che ti rigira siamo sempre al punto di partenza. Ci si ritrova per l’ennesima volta a far gravitare il Paese intorno agli interessi di un ormai decaduto personaggio, talmente decaduto che già si parla di eventuali film documentario sulla sua vita. Il titolo? “Ladri di biciclette 2”.

Fateci la grazia

 

Siamo al Rose Bowl di Los Angeles, la partita incolla milioni di persone alla tv, si sta giocando l’ultima sfida del Campionato mondiale di calcio 1994. Per la prima volta si deciderà tutto ai rigori. Parte Marcio Santos dal dischetto, sbaglia. Per l’Italia è la volta di Baresi, ma sbaglia anche lui. Dopo la parità iniziale si dovrà arrivare a Daniele Massaro perché l’Italia si ritrovi in svantaggio. A questo punto solo Roberto Baggio, campione indiscusso del Campionato, può tenerci ancora in vita. Prende la palla, la sistema sul dischetto e tira. Forte, scoordinato, il pallone finisce fuori sopra la traversa. L’Italia va a casa in silenzio e Baggio col “codino” tra le gambe. Pensare a quei momenti fa venire ancora i brividi. Verrebbe da tornare indietro e provare a fare qualcosa che possa cambiare gli eventi.
Per esempio sarebbe bello andare dritto dritto dal direttore di gara, tale Sándor Puhl e dirgli: ” senta, Baggio ha sbagliato, è vero, ma è un campione, lo faccia ritirare, vedrà che non sbaglierà stavolta! Ci faccia questa grazia, sono gli italiani a chiederlo, altrimenti c’è il rischio che insorgano e invadano il campo, potrebbe essere un guaio per tutti!”.
Bello sarebbe vedere Baggio che segna quel rigore, sarebbe davvero una meraviglia senza paragoni e il codino non dovrebbe più portarsi dietro quel senso di colpa pesante come un macigno.
Purtroppo però la storia insegna che se sbagli prima o poi paghi . Come è successo a Berlusconi, leader indiscusso che -condannato a 4 anni per il processo Mediaset- ora dovrà pagare.
Ah no? Non pagherà? Ah già, il governo è nelle sue mani ed è come se il fischietto di Puhl ce l’avesse lui in bocca! Fischierà giorno dopo giorno chiedendo la grazia a Napolitano. E il povero Giorgio in barba alle regole gliela dovrà concedere per evitare una pericolosa invasione di campo, perché negandogliela sì che sarebbero guai!

Pulizie di fine luglio

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Domani potrebbe essere uno di quei momenti che ritroveremo negli anni a seguire sui libri di scuola. Silvio Berlusconi condannato. Definitivamente.

Le conseguenze di una tale sentenza -che si riferisce al caso Mediaset– porterebbero molti parlamentari del Pdl a dimettersi. Almeno così dicono (minacciano). La cosa sembra preoccupare tutti: il Governo potrebbe cadere, l’Italia potrebbe avere forti ripercussioni economiche, bla bla bla.

Perché non farla più semplice? Se Berlusconi verrà condannato e se molti decideranno di seguire la sua sortita dalla scena politica sarà solo un bene.

Crollerà il governo? Pazienza, ci siamo abituati. Ma perlomeno quando se ne costituirà un altro ci sarà meno erba cattiva a contaminare il campo della politica italiana (passatemi il linguaggio grillesco!) e al massimo da dopodomani si comincerà a notare un’insolita pulizia. Tranquilli, piano piano ci si abitua.

The show must go on

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“Se non sapeva è anche peggio”. L’ha detto Renzi ieri in un’estenuante intervista riferendosi all’ Alfanogate. Ed ha ragione da vendere.

Facile però parlare quando non governi un paese insieme al nemico. Nel caso specifico invece le cose stanno proprio così: il Pd non poteva sfiduciare il Vicepremier, sarebbe stato il collasso che Napolitano aveva parafrasato con veemenza pochi giorni fa. Questo è, purtroppo, non se ne scappa.

A preoccupare davvero non è la vicenda in sé (del resto siamo abituati a vederne di tutti i colori e a passarci sopra), quanto il fatto che da ora in poi le future crisi di governo potrebbero essere giustificate con la scusa di mandare avanti il Paese e di non provocare ulteriori problemi.

Prepariamoci quindi ad una nuova era, in cui tutto è concesso. O meglio, prepariamoci ad assistere a scene appartenenti al passato. The show must go on.

Angelino ma che Kazakistan fai?

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Continuavano a gridarmi in italiano. Non capivo esattamente cosa dicessero. L’unica cosa che ho potuto distinguere in questa serie di offese fu Puttana russa”. E’ quanto scrive Alma Shalabayeva in un documento pubblicato dal Financial Times in cui racconta cosa accadde la sera del blitz nella villa di Casal Palocco.

Per chi si fosse perso la vicenda i fatti sono questi: “Alma Shalabayeva, una donna di quarantasei anni, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, si allontana dal marito – rifugiato in Gran Bretagna- insieme alla figlia Alua di 6 anni per trasferirsi in Italia. Lo scorso 28 e 29 maggio, gli agenti della Squadra Mobile le fanno portare via dalla villa di Casal Palocco (Roma) in cui abitavano e ne hanno disposto il rimpatrio. La regione della decisione nel fatto che il passaporto diplomatico della donna, emesso dalla Repubblica Centrafricana, fosse ritenuto falso.

La cosa strana è che non si capisce bene chi ha ordinato il rimpatrio e nemmeno le ragioni della messa in atto di quella che viene descritta dalla donna kazaka come una vera scena da panico: “ Erano 30-35 persone più una ventina all’esterno. Erano vestiti di nero. Alcuni di loro avevano catene d’oro al collo, molti avevano la barba, uno una capigliatura punk con una cresta”. Tra loro anche “una donna, di circa 30 anni, che mi ha accompagnato dovunque andassi nella casa. “Non avevano nessun segno esterno da cui si potesse capire che erano poliziotti e militari. Ma tutti avevano delle pistole e parlavano tra loro in italiano”.

Ora per questo incidente si scagliano tutti sul povero Alfano (Ministro dell’Interno) perché in effetti è strano che succedano cose del genere e nessuno gli abbia comunicato un fico secco. Molti chiedono le sue dimissioni e in un Paese normale sarebbero arrivate dopo due ore data la sua carica, ma qui  le cosesi dimenticano facilmente, si punta tutto su altro, su qualcosa che sia più affine alla natura selvaggia della jungla italiana: Calderoli vs Kyenge. Il Porcellum contro l’ Orango (cit.) .

P.s. Alfano non sapeva nemmeno di questo?

Il porcello che dice brutto all’orango

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“Vedo la Kyenge e penso a un orango”. Così ha detto Calderoli, il provocatore della Lega Nord passato alla storia per il “porcellum”, la legge elettorale di cui è l’autore. E a furia di provocazioni Calderoli si è guadagnato uno spazio privilegiato nel trash della politica italiana. Si pensi alle campagne anti islam per le quali sfoggiò una t-shirt che derideva Maometto ed inventò il maiale-day (le cui carni sono cibo proibito dal Corano).

Si diverte Calderoli e dà voce a qualsiasi cosa gli passi per la testa. Ha avuto da ridire anche sul nome di Papa Benedetto XVI, perché: “avrei preferito si chiamasse Crautus I”. E poi -come un vero sceriffo- giù a chiedere la pena di morte, la castrazione chimica, a lanciare taglie per i delinquenti. Calderoli è anche quello che riferendosi a Rula Jebreal, giornalista palestinese di La7 , la definì “abbronzata” (Berlusconi docet).

Ad infoltire il bizzarro portfolio di Calderoli fu la notizia del possesso di una tigre, data poi via “perché aveva mangiato un cane”. Ora al posto della tigre ci sono due lupi (dai quali lo stesso Calderoli è rimasto ferito ad un polpaccio). Ecco, una persona di questo calibro, in un Paese come l’Italia fa il Vicepresidente del Senato. Non bisogna di certo prendersela con lui. Se è arrivato dove è arrivato significa infatti che qualcuno l’ha votato. E se qualcuno ha pensato di accordargli la fiducia affinché potesse fare le veci della seconda carica dello Stato allora c’è seriamente qualcosa che non va. L’Italia merita di meglio.

Silvio, un uomo solo

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Dopo la (ennesima) condanna del Cavaliere (stavolta) per concussione  e prostituzione minorile c’è da fare una riflessione non tanto su Berlusconi politico, quanto su Berlusconi uomo (anche se le due cose non dovrebbero essere scindibili).

È necessario premettere che se ha sbagliato è giusto che paghi. Non ci sono altre possibilità per la legge.  Quello però su cui bisogna soffermarsi è l’immagine di una persona in costante salita che ora non può far altro che cascare giù a ruzzoloni.

Cosa spinge una persona ad andare oltre? Ad osare, a prendersi certi rischi contra legem? Il potere? Forse. L’incoscienza? Può essere. Probabilmente però si tratta di qualcosa di più celato. La solitudine.

Silvio Berlusconi è un uomo solo. Non sono mai bastati i collaboratori, i colleghi politici, gli elettori, i giocatori del Milan, i suoi dipendenti,  gli splendidi figli le mogli (che pure in qualche modo gli avranno voluto bene). Silvio forse s’è sempre sentito solo. Insicuro. Inetto. Nel segreto, certo, non ci piove. Ma ha voluto dimostrare a tutti (e secondo molti c’è riuscito) di essere un grand’uomo, sicuro di sé, spavaldo ed invincibile. In tanti gli hanno creduto dall’inizio, e lui è andato avanti, come un tossicodipendente con l’eroina: difficile uscire dal giro.

Ha voluto donne giovani compromettendo il suo potere, si è rifatto faccia e capelli per apparire più giovane, ha corrotto per avere più soldi necessari a comprare dosi sempre più consistenti di quella droga che l’ha fatto entrare nel giro.

Se potesse tornare indietro –come qualsiasi tossicodipendente- non rifarebbe questa vita: al diavolo il potere, la figa e il chirurgo plastico. Sarebbe calvo ma contento o forse sarebbe in mezzo ai sindacati a protestare per il mancato finanziamento per la sua piccola impresa locale. Sì, sarebbe anche lui coinvolto dalla crisi, ma insieme alla sua famiglia, con dignità. La crisi economica ora non la paga di certo , ma ce n’è un’altra che  Berlusconi sconta comunque, quella interiore. Lo negherà, avrà sempre il suo sorriso a trentadue denti, ma è una maschera e il sipario ormai è chiuso.

Andati a puttane

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Sex gate: Dopo Marrazzo con i trans e Berlusconi con le olgettine adesso è il turno di alcuni funzionari del Comune di Firenze. Se molti non capiscono di cosa si stia parlando non c’è da meravigliarsi, d’altronde nemmeno il gigante quotidiano Repubblica ne parla (perché?).

In pratica è successo che dopo una segnalazione effettuata da un dipendente di Palazzo Vecchio sono stati messi sotto controllo alcuni telefoni degli uffici comunali. Il risultato? Una mole di intercettazioni sufficiente a far capire che all’interno del municipio alcune cariche – a quanto pare anche abbastanza alte- contattavano le escort per fissare appuntamenti hot in alcuni hotel della città (e da un’intercettazione emerge che gli atti sessuali avvenivano anche all’interno del comune).

Il sindaco Renzi sembra cascare dal pero e si dichiara”parte lesa” in quanto gli albergatori-papponi non pagavano le tasse al comune (un caso?).

Dalla succitata intercettazione emerge il racconto di un atto sessuale violento, di calze strappate, di modi bruschi e bramosi, come se il fatto stesso di fare sesso all’interno del Palazzo fosse un afrodisiaco naturale. Ma niente di strano, in fondo sesso e potere sono sempre andati a braccetto. Tanto più se si corrono dei rischi che elevano di gran lunga il piacere.

Strano è però parlare di queste cose sempre meno. Se -come già detto- nemmeno Repubblica, e gli altri grandi giornali, riportano la notizia è perché -con qualche calcolo politico- si preferisce omettere e parlare di altro, tipo il governo, le larghe intese, Grillo, il Pd.

Bèh in effetti forse non c’è nessuna omissione. Si parla sempre e comunque di cose o persone andate a puttane.

Tutto il vecchio moralismo è di sinistra, la mancanza di morale è a destra

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Forse mi convincerò che Renzi possa essere un buon segretario. O forse è la vecchia sinistra che non convince più. Ma poi, cos’è la sinistra? Un partito collassato che per sopravvivere ha dovuto fare un governo con la destra? O è l’estremismo ideologico che tutto predica e niente conclude? Oppure ancora può essere considerato di sinistra il Movimento Cinque Stelle che si fonda su temi di uguaglianza, lavoro, ribellione e poi segue per filo e per segno i dettami di un comico senza cultura?

A pensarci bene allora è meglio Renzi, sì, quello che incontra Berlusconi, Briatore, D’Alema (ah D’Alema, ecco lui è di sinistra!). Sì, è meglio Renzi , perché finora è stato al posto suo continuando a ricoprire con dignità il proprio ruolo e perché non bada ai moralismi di cui è denso il Pd: parli con Berlusconi e sei subito di destra (e Letta che ci ha fatto un governo?), vai a pranzo con Briatore e sei un fighetto (può darsi), vai da Maria de Filippi e tutti sono pronti a puntare il dito senza pensare che anche chi guarda la tv spesso è anche un elettore, e senza considerare il fatto che dalla De Filippi ci siano andati anche Gino Strada (Emergency) e Don Ciotti (Libera), che non sono proprio persone di destra.

È il perbenismo la vera catena che lega la sinistra, perché se è vero che la destra è spesso priva di etica (si vedano le molteplici leggi portate in parlamento sul tema della giustizia finalizzate a salvare il Grande capo), a sinistra c’è un eccesso di moralismo fine a sé stesso che non produce benessere.

Cambiano le stagioni, ma Gaber -a distanza di oltre dieci anni- è ancora attuale quando alla mente torna quel ritornello che fa: “l’ideologia, l’ideologia malgrado tutto credo ancora che ci sia!”.

Poi uno si domanda perché certi cantautori hanno fatto la storia!