“Vedo la Kyenge e penso a un orango”. Così ha detto Calderoli, il provocatore della Lega Nord passato alla storia per il “porcellum”, la legge elettorale di cui è l’autore. E a furia di provocazioni Calderoli si è guadagnato uno spazio privilegiato nel trash della politica italiana. Si pensi alle campagne anti islam per le quali sfoggiò una t-shirt che derideva Maometto ed inventò il maiale-day (le cui carni sono cibo proibito dal Corano).
Si diverte Calderoli e dà voce a qualsiasi cosa gli passi per la testa. Ha avuto da ridire anche sul nome di Papa Benedetto XVI, perché: “avrei preferito si chiamasse Crautus I”. E poi -come un vero sceriffo- giù a chiedere la pena di morte, la castrazione chimica, a lanciare taglie per i delinquenti. Calderoli è anche quello che riferendosi a Rula Jebreal, giornalista palestinese di La7 , la definì “abbronzata” (Berlusconi docet).
Ad infoltire il bizzarro portfolio di Calderoli fu la notizia del possesso di una tigre, data poi via “perché aveva mangiato un cane”. Ora al posto della tigre ci sono due lupi (dai quali lo stesso Calderoli è rimasto ferito ad un polpaccio). Ecco, una persona di questo calibro, in un Paese come l’Italia fa il Vicepresidente del Senato. Non bisogna di certo prendersela con lui. Se è arrivato dove è arrivato significa infatti che qualcuno l’ha votato. E se qualcuno ha pensato di accordargli la fiducia affinché potesse fare le veci della seconda carica dello Stato allora c’è seriamente qualcosa che non va. L’Italia merita di meglio.