Renzi non sia la deriva di sé stesso

 

Malgrado una discreta resistenza il Governo Letta è destinato a decadere entro breve. E’ un processo del tutto naturale dal quale i non leader non possono scampare.

L’attuale Presidente del Consiglio ci ha provato con la sua mitezza a tenere il timone, ma l’Italia è una nave troppo pesante da governare, ha bisogno di braccia forti per essere sostenuta e di forte questo governo ha ben poco, poiché la maggioranza di cui gode viene dai soli rappresentanti politici del Paese, non dal Paese stesso.

L’Italia ha bisogno di un leader. Uno vero,  come è stato ad esempio Silvio Berlusconi (ma il Cielo scansi da noi un suo ritorno in forme originali o riprodotte in chissà quale reincarnazione). Un leader alla Bergoglio, uno che riesca a vivere della sua funzione sociale e non per ciò che è nella vita privata.

Matteo Renzi potrebbe essere la persona giusta. Non è un santo, certo (è condannato in primo grado per danno erariale), ma in questo momento è un numero uno. Un politico che ha muscoli a sufficienza per virare nella giusta direzione e per radunare un largo equipaggio attorno a sé e portare la nave in acque calme.

Ma c’è un rischio, che per certi versi trova le sue origini nello sberleffo offerto a Fassina con quel “Fassina chi?” di una settimana fa. Il rischio di passare da leader acclamato a leader temuto.

Non è difficile immaginare infatti che -in un futuro non troppo lontano, quando Renzi sarà Premier- i suoi contestatori si guardino bene dal manifestare il proprio dissenso verso di lui per timore di essere liquidati alla stregua dell’ormai ex viceministro dell’economia.

Renzi non deve permettere questo. In democrazia il confronto e il rispetto sono le basi per qualsiasi tipo di azione. Che sia un grande leader e non la deriva di sé stesso, tanto meno della nave che si appresta a governare.

M5S is not the winner

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“Al-Fini is not the winner”. Di tutta la giornata di oggi, in cui sono state fatte più retromarce che in un parcheggio a labirinto, è questa l’estrema frase-sintesi di ciò che è la politica italiana.

A pronunciarla è stata una signora del bon ton, l’On. Alessandra Mussolini. Voleva dire: “E’ inutile che Alfano fa il figo alzando la cresta, perché gliela facciamo abbassare noi (dove “noi” sta per i fedeli a Silvio Berlusconi).

Per chi non avesse colto la finezza storico-politica, Alfano è stato paragonato a Fini (ve lo ricordate Fini?) che abbandonò Silvio perché aveva idee diverse dalle sue. Inutile dire che la sua carriera politica ebbe fine.

Da qui una considerazione: va bene attaccare chi -appartenendo ad un partito diverso- ha idee differenti dalle proprie, fa parte della politica. Ma evidentemente ci dev’essere un’attitudine -piuttosto diffusa nei Palazzi del potere di Roma- a denigrare l’alleato che cambia direzione, come se tutti dovessero seguire non un’ideologia politica, ma un dogma religioso.

Anche oggi al Senato un episodio che rende bene l’idea. La Senatrice Paola de Pin ha deciso in mattinata di accordare la fiducia al Governo Letta. Risultato? L’hanno minacciata con queste parole: “Ti aspettiamo fuori”.

Per chi non lo sapesse la de Pin è una Senatrice del Movimento Cinque Stelle. Sì, sì, proprio loro, quelli del cambiamento.

Pulizie di fine luglio

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Domani potrebbe essere uno di quei momenti che ritroveremo negli anni a seguire sui libri di scuola. Silvio Berlusconi condannato. Definitivamente.

Le conseguenze di una tale sentenza -che si riferisce al caso Mediaset– porterebbero molti parlamentari del Pdl a dimettersi. Almeno così dicono (minacciano). La cosa sembra preoccupare tutti: il Governo potrebbe cadere, l’Italia potrebbe avere forti ripercussioni economiche, bla bla bla.

Perché non farla più semplice? Se Berlusconi verrà condannato e se molti decideranno di seguire la sua sortita dalla scena politica sarà solo un bene.

Crollerà il governo? Pazienza, ci siamo abituati. Ma perlomeno quando se ne costituirà un altro ci sarà meno erba cattiva a contaminare il campo della politica italiana (passatemi il linguaggio grillesco!) e al massimo da dopodomani si comincerà a notare un’insolita pulizia. Tranquilli, piano piano ci si abitua.

The show must go on

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“Se non sapeva è anche peggio”. L’ha detto Renzi ieri in un’estenuante intervista riferendosi all’ Alfanogate. Ed ha ragione da vendere.

Facile però parlare quando non governi un paese insieme al nemico. Nel caso specifico invece le cose stanno proprio così: il Pd non poteva sfiduciare il Vicepremier, sarebbe stato il collasso che Napolitano aveva parafrasato con veemenza pochi giorni fa. Questo è, purtroppo, non se ne scappa.

A preoccupare davvero non è la vicenda in sé (del resto siamo abituati a vederne di tutti i colori e a passarci sopra), quanto il fatto che da ora in poi le future crisi di governo potrebbero essere giustificate con la scusa di mandare avanti il Paese e di non provocare ulteriori problemi.

Prepariamoci quindi ad una nuova era, in cui tutto è concesso. O meglio, prepariamoci ad assistere a scene appartenenti al passato. The show must go on.

Angelino ma che Kazakistan fai?

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Continuavano a gridarmi in italiano. Non capivo esattamente cosa dicessero. L’unica cosa che ho potuto distinguere in questa serie di offese fu Puttana russa”. E’ quanto scrive Alma Shalabayeva in un documento pubblicato dal Financial Times in cui racconta cosa accadde la sera del blitz nella villa di Casal Palocco.

Per chi si fosse perso la vicenda i fatti sono questi: “Alma Shalabayeva, una donna di quarantasei anni, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, si allontana dal marito – rifugiato in Gran Bretagna- insieme alla figlia Alua di 6 anni per trasferirsi in Italia. Lo scorso 28 e 29 maggio, gli agenti della Squadra Mobile le fanno portare via dalla villa di Casal Palocco (Roma) in cui abitavano e ne hanno disposto il rimpatrio. La regione della decisione nel fatto che il passaporto diplomatico della donna, emesso dalla Repubblica Centrafricana, fosse ritenuto falso.

La cosa strana è che non si capisce bene chi ha ordinato il rimpatrio e nemmeno le ragioni della messa in atto di quella che viene descritta dalla donna kazaka come una vera scena da panico: “ Erano 30-35 persone più una ventina all’esterno. Erano vestiti di nero. Alcuni di loro avevano catene d’oro al collo, molti avevano la barba, uno una capigliatura punk con una cresta”. Tra loro anche “una donna, di circa 30 anni, che mi ha accompagnato dovunque andassi nella casa. “Non avevano nessun segno esterno da cui si potesse capire che erano poliziotti e militari. Ma tutti avevano delle pistole e parlavano tra loro in italiano”.

Ora per questo incidente si scagliano tutti sul povero Alfano (Ministro dell’Interno) perché in effetti è strano che succedano cose del genere e nessuno gli abbia comunicato un fico secco. Molti chiedono le sue dimissioni e in un Paese normale sarebbero arrivate dopo due ore data la sua carica, ma qui  le cosesi dimenticano facilmente, si punta tutto su altro, su qualcosa che sia più affine alla natura selvaggia della jungla italiana: Calderoli vs Kyenge. Il Porcellum contro l’ Orango (cit.) .

P.s. Alfano non sapeva nemmeno di questo?

L’autogollista

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Un gran goal. Questo –a grandi linee- il giudizio di Angelino Alfano sulla decisione del governo di non far pagare l’Imu a giugno.

La partita che si sta giocando però è solo agli inizi e una sola rete può non bastare, soprattutto se non ci si passa la palla e se ognuno vuole fare come gli pare.

Letta ha provato a conciliare gli animi, portando tutti a fare un ritiro nel monastero di Spineto, e la cosa sembrava aver unito il gruppo, ma poi, cosa è successo? Berlusconi, con la decisione di manifestare contro la federazione arbitri con le toghe, ha spaccato lo spogliatoio e le cose si sono incrinate.

Adesso il goal dell’Imu ha risollevato gli animi, ma è sempre in agguato il solito Berlusconi che–come al solito- fa la voce grossa e si proclama il fautore della splendida rete. Lo fa forse per soverchiare la voce proveniente da bordo campo dell’ ex tifosa italo-marocchina, la quale dopo aver subito (il) fallo adesso protesta davanti agli arbitri di Milano spifferando al loro orecchio che acconsentiva per soldi.

Data la situazione sembra che sia proprio la presenza di Berlusconi a far male alla squadra. Bisogna che qualche tifoso inizia capire che la società deve allontanarlo. Per vincere c’è bisogno di fare goal e non di autogoal.

Buon Lavoro a tutti

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C’è voluto un po’, ma alla fine è arrivato. Fiducia ottenuta, sia al senato che alla camera. Adesso al governo Letta non rimane che (far) lavorare. Con tutti i dubbi del caso sul funzionamento di un esecutivo di larghe intese rimane– almeno per una volta- quello spirito di ottimismo tipico di chi –come noi italiani- può solo chiedere più di quanto è stato fatto negli ultimi venti anni.

C’è bisogno di lavoro prima di tutto. Al di là delle retoriche sindacali che proprio oggi riempiono le piazze, il Paese ha un reale bisogno di respirare. Bisogna cominciare a responsabilizzare i giovani, i quali alla soglia dei trent’anni ( e anche oltre) rimangono  vittime – sotto l’ala dei genitori- dei sensi di colpa dovuti al fatto che anche i loro stessi genitori hanno il diritto di godere dei propri guadagni invece di consegnarli alla prole.

C’è bisogno di lavoro prima di tutto. Al di là del populismo fin a sé stesso dei penta stellati – che alimentano solo un clima di odio-i giovani in Italia, hanno la necessità vera ed urgente di avere una vita, perché se è vero che non hanno futuro, è vero anche che non hanno presente. Il tempo passa, e gli anni più belli si consumano a fare sacrifici: o sui libri, o sulle scrivanie da stagisti non retribuiti.

Il Governo ha una responsabilità enorme. Auguri, e buon lavoro a tutti.

Firmato, Un ottimista.

Italia inciucio comune

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“L’Italia bene Comune”. Così disse il Pd campagna elettorale. Uno slogan che a posteriori – dato l’esito delle elezioni- risulta quantomeno sfortunato. Di certo visti gli ultimi abbracci e gli accordi tra Bersani e Alfano/Berlusconi  sarebbe molto più corretto dire: “Italia inciucio comune”.

Proprio in queste ore ­- con la candidatura di Franco Marini concordata col Pdl- il Partito democratico si incenerisce, demolisce ciò che ha costruito e svela la sua vera identità fatta di vecchi politici dalle vecchie ideologie.  E questo –in un clima di totale rinnovamento- stona, decisamente.

Per intenderci- non che il costituzionalista Stefano Rodotà sia tanto più giovane di Marini, ma le idee che camminano sulla sua testa bianca sono più vicine a chi quel rinnovamento lo pretende con forza.   

L’elezione del  Presidente della Repubblica porta con sé diversi significanti, dei messaggi non detti, ma oggi più che mai è molto facile interpretarli. Il Pd non è pronto, altro che Italia Bene comune.

Mi sono fatto da solo

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Non sorprende lo show che Berlusconi ha fatto stasera su Rai1 a Porta a Porta. Una serata interamente dedicata a lui, con il solito Vespa che cerca di fare il giornalista incalzante per poi fungere da spalla al comico più esilarante della politica italiana.

Intanto, tra una risata ed un’altra, Berlusconi ci infila due o tre concetti chiave che aprono la strada per una campagna elettorale vincente.

1) La colpa è degli altri: Fini e Casini (che adesso si alleano insieme a Monti) sono dei traditori. “Se avessi avuto i 40 voti che Fini si è portato via non sarebbe caduto il mio governo”- ha detto. Qualcuno gli ricordi (e si ricordi) che quel governo in precedenza si salvò grazie a voltafaccia della stessa sostanza di Scillipoti. Altro nemico è Tremonti: “Mica è colpa mia se siamo caduti” dice il Cavaliere, “No, si figuri” dice Vespa, “mica è colpa sua, su questo siamo d’accordo”. Perciò dice Berlusconi: “Se vinciamo farò il Ministro dell’Economia, così avrò più poteri”.

2) Il Presidente del Consiglio non ha poteri: “Bisogna cambiare la Costituzione. Un Presidente non può fare niente in questo Paese”- continua a ripetere Berlusconi. E certo, lui ne ha avuti pochi di poteri, poverino. Uno qualunque, con i suoi capi d’accusa, sarebbe da anni al fresco, ma va béh, è bravura degli avvocati quella. I poteri di Berlusconi vanno al di là di ogni tribunale e di ogni indecente votazione con cui lo stesso parlamento italiano dichiara possibile che una  Ruby sia la nipote di Mubarak. Sa bene, Berlusconi, che quando ha voluto ha anche potuto, e l’ha fatto con i Decreti legge. Di per sé un decreto legge è un atto che il Governo ha potere di adottare “in casi straordinari di necessità e urgenza” . Ma nel caso del governo Pdl sono stati fatti decreti legge anche per riformare la Protezione Civile, i quali vertici -guarda caso- sono tutti finiti nei guai con la giustizia.

3) Mi sono fatto da solo: anche in questa campagna elettorale continua la teoria del self made man. Certamente quel vecchio volpone di Silvio a 76 anni può dire con soddisfazione di averne fatte di cose, ma -con totale inconsapevolezza- il Cavaliere tralascia il fatto che uno stato non è un’azienda, né una squadra di calcio. Col marketing e la pubblicità si illudono le persone e si va avanti felici, fino a quando poi però a ridere sono gli altri.

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Mannaggia a te mannaggia!

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Come può pensare uno di fidarsi ancora di Berlusconi? La crisi messa in atto dal suo egocentrismo megalomane, mascherato dal nome del partito che ha fondato qualche anno fa, il PDL, mette in serio pericolo l’Italia che lo stesso Silvio dice di voler salvare.

Monti si dimetterà dopo le parole di sfiducia di Angelino Alfano. Parole arrivate in seguito all’annuncio di Berlusconi di voler tornare in campo. L’Europa e gli investitori sono preoccupati. Ovviamente.

Ma- date le circostanze- non si poteva aspettare che Monti arrivasse a fine legislatura anziché scatenare un putiferio? Invece di Febbraio si sarebbe votato qualche mese dopo, d’accordo, ma almeno nessuno degli stati membri avrebbe potuto recriminare qualcosa.

Invece no, è quasi Natale e dobbiamo mangiare ancora ‘sto panettone avvelenato, solo perché persone irresponsabili decidono di ballare sulle nostre teste e di fare giochetti politici. Berlusconi! Mannaggia a te mannaggia!