La politica fa schifo

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Quando uno parla per luoghi comuni è un qualunquista, quando si di tutta l’erba un fascio non è corretto, quando si dice che la politica fa schifo allora è un populista. Tutte cazzate.

La politica fa schifo, è un dato di fatto. Come dire che il sole emette calore, che l’acqua disseta, che la vita ha un termine. La paraculaggine perenne di pochi sfacciati personaggi che giocano a farsi la guerra è un mistero che la storia si è sempre portata sulle spalle. E chissà come verrà chiamata sui libri dei posteri questa fase della politica italiana. Davvero si dirà che i ministri del Pdl si sono dimessi per “non rendersi complici dell’aumento dell’Iva” – come ha detto Berlusconi ordinando ai suoi di ritirarsi dall’esecutivo?

Fino a ieri lo stesso Berlusconi aveva assicurato che il governo non avrebbe subìto nessuna ripercussione dalle sue vicende giudiziarie. Poi oggi l’improvvisa decisione: ritirata! E –con una scusa (l’Iva)  che rasenta il ridicolo- la crisi si apre. Si apre una crisi nella crisi, davanti ad un’Europa che ci chiede di rientrare dal deficit del 3%, davanti ai tanti giovani che non sanno che fare della propria laurea perché non trovano lavoro, davanti a chi il lavoro ce l’aveva, ma l’ha perso, davanti ai pensionati e ai malati che non hanno più gli ospedali perché – a causa di tagli- sono stati chiusi.

Questo non è qualunquismo, è realtà, la realtà è correttezza e la correttezza non è populismo. La politica fa schifo.

I calci di rigore

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Non si sa mai come vanno a finire, alla fine c’è sempre qualcuno che paga e qualcun altro che la fa franca. Ci si prova fino alla fine, poi qualcuno che esulta e gli altri che vanno a casa a ripensare ai passi falsi. Da sempre è così. Sembra che chi abbia meritato di vincere possa farcela. Poi sfuma tutto. Si passano mesi e mesi a studiare i punti deboli dell’avversario e quando sembra ormai battuto ecco che tutti gli sforzi vengono vanificati.

È proprio così: i processi di Berlusconi sono sempre una lotteria. Quindi Boccassini & Co. aspettino ad esultare. Ci sono ancora due calci di rigore.

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