Esempio di ragazzo Choosy

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“Mio padre mi ha abbandonato quando avevo sei mesi, non l’ho nemmeno conosciuto, mentre mia madre vive con un uomo e per lei io non ci sono più. Per questo dico a tutti che i miei genitori sono morti”.

Raramente capita di sentire tante esperienze di vita vissute da una persona sola. È il caso di E. che da qualche mese è costretto a vivere rintanato in una casa abusiva perché nullatenente. La forza gli rimane, quella non gliela leva nessuno, anche se a ventiquattro anni porta già i supplizi di un’esistenza dura. Ora però cerca di tirare fuori le cose un po’ alla volta affinché qualcuno possa ascoltare il suo grido nel silenzio.

A tredici anni -come se già la mancanza di un padre non comportasse sofferenza- il fato è tornato a colpirlo: “Ero fidanzato con una ragazza tedesca, vivevo ancora a Terracina, dove sono nato. Una sera- si sa come vanno queste cose- avevamo discusso animatamente, a tal punto che lei decise di andarsene via e farsi venire a prendere da suo fratello. Fu una brutta serata. La mattina seguente, mentre facevo colazione scoprii che avevano fatto un incidente lungo la via del ritorno ed erano entrambi morti giù in un burrone, sulla strada che porta al monte Anxur. Non ci volevo credere; presi così una moto (un 125 nemmeno immatricolata) e corsi parecchio. Mi finì male perché caddi a terra ed entrai per tre giorni in coma. Poi due anni di riabilitazione e tutto quello che ne consegue”.

Il peggio però ancora doveva venire per E..

All’età di 16 anni sua madre decise di lasciare il figlio per andare a vivere con un uomo. Il compito di badare al ragazzo fu affidato alla nonna, la quale fino alla sua morte l’ha tirato su. Poi di nuovo la solitudine, aggravata dal fatto che gli altri due fratelli si sono fatti la loro vita, ognuno a casa delle proprie fidanzate. “Loro non possono badare a me”- dice- “magari mi ospitano ma non sono a casa loro e poi l’ospite è come il pesce e dopo qualche giorno puzza”.

Nonostante queste difficoltà, una ragazza gli stava cambiando le carte: “tre anni fa ho conosciuto questa tipa su Badoo. Mi prese da subito e ci fidanzammo. Le volevo e le voglio ancora bene, tant’ è che decisi di venire qui dove vive lei e trovarmi un lavoretto. Sono diplomato all’alberghiero come capo cameriere e trovai spazio in un bar. Poi qualche discussione con il capo mi ha allontanato dal lavoro e allora andai a fare il manovale per una ditta edile, ma anche lì poi finì”.

Con qualche risparmio messo da parte si pagava l’affitto, fino a quando i 20 euro al giorno, guadagnati facendo il lavapiatti, non bastavano più. Perciò E. trovò ospitalità a casa della sua ragazza. “Mi dicevano i suoi che dovevo pensare un po’ più a me invece di spendere i miei soldi in regali. Ma io sono così, se voglio bene ad una persona le do tutto me stesso”.

Da due mesi la storia con la sua ragazza è finita.

Lei lo ha cacciato di casa in seguito a discussioni piuttosto accese, dovute a quanto pare al fatto che il ragazzo non sia riuscito a prendere la patente. Adesso vive in un appartamento abbandonato senza corrente, né gas, né acqua. Grazie ai suoi amici che gli portano da mangiare riesce a sopravvivere, ma ha bisogno di qualcosa di più.

Il suo è un appello composto, senza esagerazioni e scene melodrammatiche. Il ragazzo giura che non ha niente da perdere e tutto da guadagnare. Non ha grandi sogni nel cassetto, ma –dice: “Vorrei un lavoro per la mia autonomia, per una mia felicità. Non chiedo tanto credo”.

La testimonianza di E. è un urlo silenzioso che è difficile ignorare quando si pensa a tutto quello che la vita gli ha tolto e quando gli si sente dire: “Spero che stavolta qualcuno faccia qualcosa per me”.

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