Berlusconi aveva voglia di provocare uno shock nel piattume elettorale di questi giorni. C’è riuscito durante la Giornata della Memoria, alla Stazione di Milano durante l’Inaugurazione del Monumento ai Deportati. “Mussolini aveva fatto bene, ma il fatto delle leggi razziali è stata la peggior colpa. L’Italia preferì essere alleata alla Germania di Hitler piuttosto che contrapporvisi ed entro quest’alleanza ci fu l’imposizione della lotta contro gli Ebrei”. Una frase che ovviamente ha suscitato diverse reazioni politiche, come quelle di Casini, che la definisce una “sciocchezza immane”, o come la Finocchiaro che parla di “parole inaudite”. Per Di Pietro è lo stesso Berlusconi che vuole essere l’imitazione del duce.
Nessuno però pare voler capire l’intenzionalità della frase del Cavaliere. Qui non c’entrano cerimonie e linguaggi politicamente corretti. Berlusconi parla al popolo, parla come il popolo. È questo che lo rende migliore di altri agli occhi di molti (elettori) italiani. Quante volte infatti si sente dire “Mussolini avrà fatto tanti sbagli, ma ha fatto anche tante cose buone”. Di asserzione uguali a quelle pronunciate oggi ne è piena la storia. L’indignazione dovrebbe emergere però se quelle parole vengono pronunciate da un possibile nuovo ministro della Repubblica Italiana,o da qualsiasi candidato alle elezioni.
La sua frase non è solo sbagliata( perché oltre alle leggi contro gli ebrei il fascismo perseguitava gli avversari politici, i rom e gli omosessuali) ma anche fuori contesto: nel giorno in cui si ricorda l’olocausto di 6 milioni di persone, non si dovrebbe nemmeno accennare a chi di quello olocausto ne fu -pur minimamente (?) -l’artefice.